A Milano la visione senza tempo di Yohji Yamamoto

Trasformazione, avanguardia, libertà. “Yohji Yamamoto. Letter to the future” segna un nuovo capitolo nella programmazione espositiva della Galleria di 10·Corso·Como, voluta da Tiziana Fausti e dedicata alla cultura della moda, con particolare attenzione alle sue diverse estetiche e immaginari. Fino al 31 luglio, lo spazio milanese ospita venticinque abiti del celebre designer giapponese, una figura fondamentale nel mondo della moda che ha ridefinito i canoni della struttura dell'abito attraverso i tratti avant-garde delle sue creazioni, invitando a riflettere su nuove possibili silhouette.

 

 

Questo speciale progetto espositivo, per la prima volta in Italia, celebra l'emblematico designer e poeta del nero, tracciando una lettera al futuro come una serie di calligrafie: una dichiarazione immaginifica che si sviluppa in una parata concepita come un'unica installazione.

 

 

Curata da Alessio de’Navasques, docente di Fashion Archives presso Sapienza Università di Roma, la mostra presenta capi d'archivio provenienti dalla Collezione Yohji Yamamoto, risalenti a periodi diversi dal 1986 al 2024. Questi abiti definiscono il rapporto ambivalente e poetico del designer con il tempo, creando un flusso asincrono di forme, asimmetrie e materiali.

 

Gli abiti sono esposti senza artifici scenografici sui busti sartoriali della collezione Atelier di Bonaveri, simili a quelli su cui hanno originariamente preso vita. Questo allestimento traccia un percorso di corrispondenze tra le riflessioni del designer sul senso del futuro - stampate a parete - e una selezione di capi d'archivio, dimostrando la relazione tra corpo e abito nel superamento della dimensione cronologica. I busti Bonaveri accompagnano le texture e le linee, valorizzando abiti e forme e facendo emergere il colore nero, tonalità cosmica principalmente usata e apprezzata dal designer.

 

 

Nei volumi plasmati da Yohji Yamamoto non sembra esserci un inizio né una fine, poiché l'aria circola tra il corpo e il tessuto, permettendo all'abito di respirare senza le costrizioni di una struttura predefinita. Al centro della mostra, l'idea dell'imperfezione accogliente per ogni forma e la sperimentazione dei volumi e dei tessuti – lavorati o lasciati scivolare, drappeggiati o scultorei – rivoluzionano il rapporto tra capo e persona, per una libertà che guarda al futuro senza vincoli di tempo.