07 aprile 2022
Motus. Preistoria dell'automobile
Dalla ruota dei Sumeri del 2500 a.C. alla prima automobile della storia, la Benz Patent Motorwagen del 1886 al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, dall’8 aprile al 25 settembre 2022
La mostra “Motus. Preistoria dell’automobile”, nasce da un grande progetto scientifico e dalla sinergia tra i partner coinvolti: Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, Museo del Sidecar di Cingoli (Macerata), Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e Civita Mostre e Musei.
MOTUS. Preistoria dell'automobile Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile.
I tredici oggetti esposti, di cui undici realizzati dal Museo del Sidecar e due esemplari originali provenienti uno dalle collezioni del museo marchigiano e l’altro da una collezione privata, sono tutti funzionanti, realizzati con cura nei minimi dettagli, con il metodo utilizzato dell’archeologia sperimentale, che si avvale delle tecniche e dei materiali disponibili nel periodo storico in cui i veicoli furono progettati.
La mostra propone i principali progetti che hanno rappresentato una novità nella ricerca del movimento autonomo da parte dell’uomo. I prototipi esposti sono tutti accomunati dal fatto di non aver bisogno di forze esterne per muoversi, come, ad esempio, il traino di animali.
MOTUS. Preistoria dell'automobile Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Gli oggetti esposti mettono in evidenza anche l’aspetto sorprendente della tecnologia meccanica. I dispositivi che determinano il funzionamento dei veicoli riscostruiti, nascosti alla vista o incomprensibili ai più, ci ricordano le parole di Tommaso Campanella: ‘Finché non si intende l’arte, sempre dicesi magia, dopo è scienza', spiega Giovanni Di Pasquale, vicedirettore scientifico del Museo Galileo e co-curatore della mostra.
Gli oggetti in mostra si dividono in tre gruppi:
- i veicoli automobili propriamente detti, con un meccanismo all’interno che ne consente il movimento;
- i mezzi che potrebbero considerarsi automobili agli occhi di chi guarda: non si muovono grazie a forze esterne, ma hanno bisogno dell’assistenza costante dell’uomo;
- infine, vi sono i veicoli ibridi, ovvero quelli che possono spostarsi sia con l’energia motrice fornita dall’uomo che grazie a un meccanismo proprio della macchina.
Le opere in mostra
Nella gran parte dei casi le ricostruzioni riproducono macchine e dispositivi giunti fino a noi solo attraverso le fonti letterarie; la loro realizzazione è stata possibile quindi grazie a una minuziosa indagine sulle fonti storiche e iconografiche. Come noto, la ricerca della “automotività” si realizza con la vettura progettata e costruita da Karl Benz nel 1886: egli è al tempo stesso precursore e pioniere, e segna il confine tra la preistoria e la storia dell’automobile.
“Ruota di Ur”
Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
“Ruota di Ur”
Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Il viaggio in mostra inizia con la “Ruota di Ur” nel III millennio a.C., in Mesopotamia: colla animale e corde tengono insieme tre parti ritagliate nel legno, con perno in bronzo e rivestitura in pelle.
Prosegue fino a Rodi nel 304 a.C., dove troviamo la “Torre mobile da assedio” con cui il re macedone Demetrio Poliorcete avanzò fin sotto le mura della città.
Alta 46 metri, a nove piani, la torre mobile era rivestita di metallo per impedire che venisse incendiata e nascondeva all’interno il motore che la faceva muovere autonomamente, in avanti e lateralmente: se ne conserva memoria nel gioco degli scacchi, dove la torre può compiere solo questi movimenti.
Il percorso continua nel 50 d.C., ad Alessandria d’Egitto, con il “Teatrino mobile” di Erone: un complesso meccanismo ne governava la partenza e il riposizionamento, proprio come un’entrata e un’uscita di scena, che rappresentava un rito dionisiaco.
Il balzo temporale porta poi il visitatore nel 1420 a Padova, con il veicolo progettato dall’ingegnere Giovanni Fontana, la cosiddetta “Cattedra deambulatoria”, composta da un abitacolo in legno nel quale il guidatore, comodamente seduto, può manovrare lo sterzo e modificare la traiettoria del veicolo.
Il periodo rinascimentale, come noto, è ricco di invenzioni: tra queste merita un posto di rilievo il “Carro automotore” di Leonardo da Vinci, raffigurato in una serie di disegni realizzati tra il 1478 e il 1485. Il modello esposto, mosso dall’energia prodotta da una molla a balestra, propone la presenza di una ruota posteriore sterzante con leva di comando, probabilmente destinata a un guidatore.
“Carro automotore” Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Ci si sposta quindi in Germania, a Norimberga, dove nel 1655 l’orologiaio Stephan Farfler, paralizzato alle gambe sin da bambino, progetta il “Triciclo meccanico” per muoversi in autonomia: si tratta di un carretto a tre ruote mosso da una manovella azionata dal guidatore che può essere considerato il primo esempio di carrozzina per persone con disabilità.
“Triciclo meccanico” Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Nel XVII secolo si diffonde una nuova forma di energia, utilizzata dal gesuita belga Ferdinand Verbiest, missionario a Pechino, per il suo “Carretto a vapore”: nel 1678 creò per il divertimento del giovane imperatore Kanxi un veicolo semovente azionato dal vapore che fuoriusciva da una caldaia.
“Carretto a vapore” Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Sempre dall’Oriente arriva la “Barca terrestre”, precisamente da Hikone, in Giappone: Hiraishi Kuheiji Tokimitsu, magistrato della città e appassionato di astronomia e matematica, costruì nel 1732 un veicolo denominato “rikusensha”, la cui caratteristica principale era il sistema di propulsione tramite pedali spinti alternativamente con i piedi.
“Barca terrestre” Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Per questo motivo, i Giapponesi oggi rivendicano il primato nell’invenzione della bicicletta, che tradizionalmente si fa risalire al 1817 in Germania, a Mannheim, con la comparsa della “Draisina”, il cui modello è esposto in mostra.
“Draisina” Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Il barone Karl von Drais progettò il mezzo che presenta molte delle caratteristiche delle attuali biciclette: il manubrio impugnato con entrambe le mani, il cavalletto, il freno, il sellino.
Nel percorso finale dell’esposizione il visitatore troverà il “Velocimano”, pezzo originale della collezione del Museo del Sidecar: un nuovo mezzo per il trasporto personale che comparve in Italia nel 1819, chiamato così perché era il movimento alternato delle braccia a spingere il veicolo. Si tratta di un triciclo inventato da Gaetano Brianza che, nella versione standard, aveva le sembianze di un cavallo alato.
“Velocimano” Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Motus vola poi negli Stati Uniti, a Boston, con il motociclo costruito da Sylvester Roper nel 1869: la prima motocicletta della storia. Ha il telaio in ferro e due manopole sul manubrio che comandano accelerazione e frenata; la sella è in realtà il serbatoio dell’acqua con cui ricaricare la caldaia.
La prima motocicletta della storia Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Da una collezione privata viene la locomotiva stradale costruita nel 1879 dalla prestigiosa fabbrica di carrozze Trinci di Pistoia. Questo esemplare venne acquistato dalla famiglia Milani nel 1914 per la tenuta di Montespertoli (Firenze); fu usato anche per i giochi dei bambini: uno di essi era Lorenzo, che più tardi divenne parroco a Barbiana, dove fu maestro di cultura e di vita.
La locomotiva stradale Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Infine, si arriva al 1886, anno di svolta nella storia della mobilità terrestre, perché chiude l’epoca dei precursori e inizia quella dei pionieri dell’automobile: Karl Benz inventa, brevetta, costruisce e pubblicizza la sua vetturetta a tre ruote denominata Benz Patent Motorwagen, la prima automobile moderna. È una carrozza spinta dal nuovo e rivoluzionario motore a combustione interna, denominato anche “a scoppio”.
Vetturetta a tre ruote denominata Benz Patent Motorwagen Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
Grande pubblicità suscitò, il 5 agosto 1888, il viaggio di Bertha, moglie di Benz, con due figli fino a Pforzheim, 180 km tra andata e ritorno, a una velocità di circa 10 km all’ora.
MOTUS. Preistoria dell'automobile Foto: Copyrigh © Ufficio Stampa Civita Mostre e Musei - Museo Nazionale dell’Automobile
MOTUS. Preistoria dell'automobile
8 aprile – 25 settembre 2022
MAUTO Museo Nazionale dell’Automobile di Torino
Orari: Lunedì: 10:00 – 14:00; Martedì - Domenica: 10:00 – 19:00. La biglietteria chiude un’ora prima del museo.
Piazza Vittorio Veneto a Torino. Foto: Copyright © Sisterscom.com / Shutterstock
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